Google ha annunciato che da luglio 2018, in base allo Speed Update, la velocità di caricamento dei siti web da mobile diventerà fattore di ranking.
Già dal 2010 il page speed rientra tra i fattori di ranking per le ricerche da desktop utilizzato da Google. Da allora, però il metodo di consultazione dei motori di ricerca da parte degli utenti è cambiato radicalmente, soprattutto in seguito all’ affermazione e al largo utilizzo dei device mobili come smrtphone e tablet. Questi ultimi, infatti, negli ultimi tempi vengono utilizzati dall’ 85% degli italiani come unico accesso a Internet, dando vita a esigenze di rapidità e tempestività.
In media una pagina web impiega 22 secondi circa per essere caricata da mobile e in più della metà dei casi gli utenti, che sono sempre più insoddisfatti ed esigenti, interrompono la navigazione già dopo 3 secondi. Dunque, la velocità di un sito web è diventata un elemento cruciale per la user experience. Quindi, più la pagina è lenta e più aumenta quello che viene definito in termini tecnici di settore “bounce rate”, ovvero la percentuale di abbandono del sito.
Per sopperire a questi disagi e rispondere con prontezza alle novità, Google ha posto i device mobili al centro degli aggiornamenti del suo algoritmo e ha ufficialmente annunciato che da luglio 2018 la velocità di caricamento dei siti web da mobile, diventa un fattore di posizionamento SEO.
In realtà, già nel 2016 Big G aveva annunciato di star lavorando al mobile-first index: un aggiornamento che avrebbe portato l’algoritmo a scansionare i siti mobile e a posizionarli indipendentemente dalla versione desktop ma senza esplicitare la data del rilascio.
Da gennaio 2017, poi, il colosso dei motori di ricerca, ha annunciato che valuterà un sito partendo in primis dal punto di vista del mobile e per tale ragione i professionisti non potranno più evitare l’ottimizzazione dei siti per smartphone e tablet.
In particolare, nell’annuncio ufficiale pubblicato il 17 gennaio 2018, Google ha sostenuto che l’aggiornamento della velocità o Speed Update, applicherà lo stesso standard a tutte le pagine, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata per la loro realizzazione e interesserà solo quelle che offrono un’esperienza lenta all’utente e per una piccola percentuale le query.
Dunque, una brutta esperienza di navigazione verrà considerata una causa più che valida per far precipitare il sito dal punto di vista dell’ottimizzazione dei motori di ricerca (SEO), al di là dell’effettiva qualità dei contenuti, anche se, da quanto ha sostenuto Big G nel comunicato ufficiale: “Una pagina lenta può ancora posizionarsi molto bene se ha contenuti rilevanti”. Perciò, a parità di fattori, un sito veloce si posizionerà meglio di uno lento, ma se i contenuti di un sito sono autorevoli e di qualità, la velocità passa in secondo piano e quest’ultimo potrà comunque posizionarsi tra i risultati della serp, in quanto lo Speed Update non avrà ripercussioni sull’indicizzazione dei contenuti ma solo sul posizionamento delle pagine.
Inoltre è lo stesso Google che ha invitato gli sviluppatori a riflettere su come le prestazioni di un sito web influiscano sulla user experience e a suggerire diverse metriche che possono essere utilizzate per valutare le performance di una pagina, anche se ancora non esistono strumenti che indichino se un sito sia influenzato o meno da questo nuovo fattore di ranking. Tra questi Big G suggerisce:
- Chrome User Experience Report: è uno strumento di telemetria sviluppato per studiare l’utilizzo di Chrome sulla base di report forniti dagli utenti stessi. Tali dati vengono messi a disposizione degli sviluppatori per ottimizzare le pagine.
- Lighthouse: è uno strumento automatizzato per misurare le prestazioni, l’accessibilità delle pagine web ed altro ancora
- PageSpeed Insights: strumento che indica le prestazioni di una pagina su Chrome UX Report e fornisce suggerimenti per l’ottimizzazione della stessa.
Oltre a quanto indicato da Google, per aumentare realmente la velocità delle pagine di un sito web possono essere intraprese diverse iniziative che vanno dall’ottimizzazione delle immagini (sia dal punto di vista del peso che delle dimensioni) alla corretta gestione delle cache o all’adozione del nuovo protocollo http (HTTP2), che possono davvero fare la differenza.
Dal momento che Google attribuisce molta importanza alla velocità di un sito, tant’è vero che da anni continua a divulgare il mantra del “Faster is Better”, ha sviluppato AMP (Accelerated Mobile Page): uno strumento volto a velocizzare il caricamento delle pagine di un sito quando ci si connette da device mobili.
Dunque, alla luce di quanto detto, adottare attualmente tutti questi accorgimenti aiuterà gli sviluppatori di siti e le aziende stesse ad arrivare preparati nel migliore dei modi all’aggiornamento previsto per luglio 2018.