L’aggiornamento dell’algoritmo di Facebook ha comportato un cambiamento nel modo di visualizzare le notifiche e, dando maggiore rilievo ai contenuti condivisi da parenti e amici, ha messo in crisi brand e aziende. Ma scopriamo assieme cosa si nasconde dietro al risvolto della medaglia.
Attraverso un post pubblicato sul suo profilo Facebook personale, il 18 gennaio 2018 Mark Zuckerberg ha annunciato un importante cambiamento che ha investito la piattaforma a partire già dallo scorso 2017 ma i cui risultati sono stati visibili agli utenti solo da quest’ anno.
L’idea del CEO più noto al mondo è stata quella di modificare l’algoritmo che mostra le notizie nelle bacheche degli utilizzatori del social network. In particolare, sono state privilegiate le news riguardanti le cerchie più vicine ad ognuno di noi (parenti e amici), penalizzando quelle dei brand, delle aziende e dei media, in quanto, secondo Zuckerberg, “affollano” i nostri momenti personali riducendo lo spazio dedicato ai contatti e alle relazioni che vogliamo intrattenere.
Infatti, come egli sostiene: “Abbiamo costruito Facebook per aiutare le persone a rimanere in contatto. È per questo che abbiamo sempre messo amici e familiari al centro dell'esperienza.
La ricerca dimostra che il rafforzamento delle nostre relazioni migliora il nostro benessere e la nostra felicità. Ma recentemente abbiamo ricevuto un feedback dalla nostra comunità che i contenuti pubblici -- post di aziende, marchi e media -- stanno affollando i momenti personali che ci portano a connetterci di più tra di noi”.
L’obiettivo dichiarato dagli esperti Facebook, quindi, è quello di aumentare la significatività delle interazioni social tra gli utenti piuttosto che fornire loro contenuti pertinenti di particolare interesse.
Ciò, però, per le aziende significherà una diminuzione della reach e del traffico referral e, anche se agli utenti sarà comunque lasciata la possibilità di impostare la visione prioritaria dei contenuti delle proprie pagine preferite, per non essere realmente penalizzati, dovranno sfruttare il nuovo algoritmo a proprio vantaggio e condividere contenuti che generino interazioni positive da parte degli utenti.
Dunque, come possono i brand e le aziende adattarsi a questo notevole cambiamento e ovviare a tali problemi? Scopriamolo!
Innanzitutto, bisogna capire come si comporta il nuovo algoritmo e a livello pratico cosa è cambiato.
Per quanto riguarda l’algoritmo, a ogni nostro accesso Facebook rileva notizie riguardanti i nostri contatti, successivamente registra orario e luogo di accesso, dispositivo e tipo di connessione (segnali di contesto) e tipologia di contenuto, autore della pubblicazione o condivisione, engagement, feedback negativi ecc. (segnali di contenuto). In particolare, i segnali di contenuto sono fondamentali in quanto compongono il valore del nuovo algoritmo. A questo punto viene generato un vero e proprio report personalizzato dei gusti di ogni utente connesso e, infine, si assegna un punteggio di rilevanza a ogni condivisione.
Da un punto di vista pratico, invece, con l’aggiornamento dell’algoritmo, Zuckerberg ha voluto eliminare i contenuti di scarsa qualità, dal momento che su Facebook è possibile riconoscere due tipologie di aziende: quelle autoreferenziali e quelle che non lo sono. Le prime hanno già noto il proprio target di riferimento, gli orari ideali per la pubblicazione e i contenuti più attrattivi che generano maggiori interazioni da parte dei consumatori e, perciò, utilizzano la piattaforma per pubblicizzare semplicemente i propri prodotti/servizi. Le seconde, invece, puntano a una audience più ampia ed eterogenea e condividono contenuti alternativi, rischiando di allontanarsi dalla “retta via” e perdere la propria identità di marca.
Naturalmente, conoscere il proprio pubblico di riferimento e approfondire tale conoscenza è un elemento fondamentale per avere successo e raggiungere i propri obiettivi, perciò questo è uno dei fondamentali punti di partenza che un brand deve mettere in atto per adattarsi al nuovo algoritmo e in secondo luogo dovrà condividere contenuti di qualità.
Anche in questo caso, infatti, vale la regola “Content is the king”. Per avere successo non basta ottenere dei semplici Like ma bisogna pubblicare contenuti che stimolino l’interesse degli utenti e generino delle vere e proprie discussioni. Ma bisogna fare attenzione al modo in cui tali contenuti vengono generati in quanto Facebook penalizza i cosiddetti “contenuti scorretti”, ovvero quei post che, avvalendosi di frasi ingannevoli, indirizzano l’utenza su link esterni alla piattaforma con l’intento di portare visite a un sito, oppure quei post che invitano all’azione attraverso la condivisione dello stesso.
Analizzando la situazione più approfonditamente, quindi, emerge che l’aggiornamento dell’algoritmo ha avuto lo scopo di migliorare la “user experience” degli utenti Facebook in quanto i contenuti che Zuckerberg vuole eliminare stavano provocando un loro graduale allontanamento.
Guardando il risvolto della medaglia, perciò, si evince che tale miglioramento è legato alla sopravvivenza stessa del social network più famoso al mondo e che in tal modo, esso potrà continuare ad essere sfruttato come la piattaforma pubblicitaria privilegiata dalle aziende.